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Autore: paolo

Il conflitto, comprenderlo per gestirlo ed innovarsi

C’erano una volta numerose pellicole di fantascienza che ci dilettavano con l’immagine di un futuro in cui i conflitti (e le ingiustizie) non esistono più e la pace regna sovrana, in virtù dell’uso esclusivo della razionalità, a scapito dell’emotività. Salvo poi assistere sistematicamente al tracollo dello stesso sistema per via della “disumanità” insita nel meccanismo governativo e degli effetti dell’assenza di conflitto.

Eh sì, perchè l’assenza di conflitto è deleteria e distruttiva tanto quanto lo è l’elevata conflittualità, in modo speculare.  Strano a dirsi e quasi pericoloso affermarlo, in quanto tutti siamo propensi a vedere nel conflitto la negatività sublime, da interrompere a tutti i costi. Eppure diversi studiosi hanno dimostrato il contrario di quello che si pensa. Sto parlando evidentemente di conflitti privi di aggressione fisica e psicologica, in generale privi di minacce per l’incolumità delle parti.

Il grafico sotto è ormai sufficientemente noto (vedi Comportamento organizzativo). Mostra chiaramente la dinamica di questa tesi controintuitiva.

Le migliori prestazioni di un gruppo di lavoro si ottengono in caso di moderata conflittualità, possibile generatrice tra l’altro di innovazione, e non nei due estremi.

E’ chiaro che questo ci fa capire, o almeno intuire, il potenziale costruttivo e non solo distruttivo del conflitto.

Certo, esiste un mondo da esplorare al di sotto della superficie. Le prese di posizione in caso di conflitto, infatti, non sono che la punta dell’iceberg, come spiega la teoria di John Burton. Sono frutto di interessi personali, che rappresentano il conflitto reale e non soltanto quello apparente. Questi sono dettati da valori umani e sociali, a loro volta fondati sui bisogni umani fondamentali (un po’ datata, ma sempre valida, è la piramide dei bisogni di Maslow). Insomma, le forze in gioco in caso di conflitto sono molteplici, l’importante in prima battuta è non soffermarsi esclusivamente sull’apparenza, essere consapevoli delle radici della diversità.

Anche in questo caso, e soprattutto in questo caso, cerchiamo di essere innovativi e di essere capaci di guardare al di là del mero comportamento manifesto.

C’è un corso specifico nel mio Catalogo Personale che affronta tale argomento. Scrivimi se può interessarti.

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Sei la benvenuta o il benvenuto in questo mio spazio. Sentiti a tuo agio, come un ospite più che gradito. Parleremo di innovazione e di cambiamento da punti di vista eterogenei, con uno spirito libero. La libertà è una proprietà dell’innovazione, non può esserne priva.

Innovare nella storia: perchè alcuni popoli dominarono gli altri?

Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni

Ecco un libro stupendo, di largo respiro, che vi farà riflettere davvero. Noi europei e occidentali siamo una razza superiore? Diamond sviluppa una straordinaria visione della storia basandosi su contributi multidisciplinari. Ci invita a non confondere una spiegazione di cause con una giustificazione dei risultati. Non ci sono superiorità vere o presunte in termini di intelligenza e creatività, ci sono condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo ed alla diffusione di elementi determinati alla supremazia: armi e malattie. L’Eurasia è stato un continente particolarmente adatto all’agricoltura ed alla domesticazione degli animali, quindi alla crescita delle città, con le loro classi politiche, la loro tecnologia avanzata, e loro malattie dalle quali, col tempo, gli abitanti si sono immunizzati. Un modello organizzato ed invasivo per le altre popolazioni.

Un pensiero innovativo, quasi dissacrante, di limpida lucidità e scientificità. Ve lo consiglio vivamente.

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